Una finestra aperta sulla «grande époque»

L’arret du trompette

L’arret de la trompette

L’arret de la trompette

Stefano Manni   (dell’Isola di Torre Maìna)

L’arret de la trompette

Tromba dei Cacciatori a Cavallo della Guardia in grande tenue de service 1804 – 1805

Omaggio a Edouard Detaille 

Il lavoro si ispira, nel suo aspetto situazionale come frequente consuetudine, ad una tela di Jean Baptiste Edouard Detaille e rappresenta un trombettiere della celebre unità della Cavalleria Leggera Francese della Guardia Imperiale (legata all’Imperatore da un fortissimo vincolo di fedeltà, tanto che Egli, onde ripagare una così incondizionata dedizione alla sua persona, vestiva spesso la loro uniforme), nell’atto di fermare la sua cavalcatura, lanciata al galoppo. (L’originale del grandissimo Maestro Francese, raffigura un cavalleggero, suo connazionale, all’epoca della Guerra Franco- Prussiana del 1870). I particolari uniformologici del mio dipinto, sono desunti sia dalle tavole ad acquarello del grande Lucien Rousselot, sia dall’apposito tomo della collana Francese “OFFICERS et SOLDATS – LA GARDE IMPERIALE, LES TROUPES A CHEVAL, 1804 – 1815” di Andrè Jouineau e Jean Marie Mongin (histoire et collections). L’uomo indossa un dolman celeste, con mostre al colletto e paramani (qui non visibili causa guanti indossati che, curiosamente, non sono del tipo “corto”, ma con parapolso, come consuetudine della Cavalleria Pesante) di tinta cremisi-rosato, con 5 file di 18 bottoni semisferici in rame dorato, posti sui relativi alamari in lana cremisi punteggiati in ocra gialla. La pelisse, anch’essa provvista di 5 file di 18 bottoni semisferici in rame dorato, portata come tradizione flottante sulla spalla sinistra e guarnita di bordi di pelliccia nera e passamanerie con motivi che abbinano il giallo ocra al celeste, reca esattamente colori ed alamari contrari (panno cresimi-rosato con alamari celesti punteggiati in ocra). La fascia ventrale a cilindri è composta da elementi cremisi e celesti ricamati in ocra gialla. Il colbacco bianco, con fiamma cremisi-rosato, (guarnita da cuciture celesti punteggiate in giallo, con racchette e fiocchi ocra rispettivamente guarniti in scarlatto e celeste), è un effetto riservato all’alta tenuta…in questa guisa, inoltre, sul lato sinistro del copricapo, è stato applicato il vistoso pennacchio celeste con punta cremisi (alla cui base, qui non visibile per questioni prospettiche, è fissata la coccardina tricolore nazionale). I calzoni sembrano essere quelli in pelle scamosciata da cavallo, con cucitura lungo il lato esterno, portati con stivali in cuoio nero all’ungherese (profilati a cuore e gallonati in celeste con punteggio ocra e recanti, fissato al vertice basso della profilatura, il tradizionale fiocchetto, anch’esso ocra e celeste), provvisti di speroni in ottone. La tromba è in ottone (anche se con la tenuta da parata poteva essere d’argento, con drappella a guidone verde riccamente guarnita e ricamata in oro e argento e recante le iniziali “EF” (Empire Francaise), con cordella in lana cremisi e giallo ocra. La sabretache, anch’essa con patta anteriore assai riccamente gallonata e guarnita, si immagina pendente alla sinistra del nostro uomo e se ne intravedono i pendagli in cuoio bianco. Il militare è armato con una sciabola identica a quella dei suoi commilitoni cavalleggeri, a lama ricurva, con elsa a staffa ed impugnatura in cuoio nero o testa di moro, costolata con fili di rame. Il fodero, in ottone, reca un fornimento in cuoi nero e, sul fondo, un rinforzo in ferro. Testiera, capezza, redini, false redini e capezzina del cavallo, sono rispettivamente in cuoio nero e ocra dorata, mentre le staffe in ferro brunito, sono attaccate a staffili in cuoio ungherese bianco. L’elegantissima gualdrappa, è in tinta cremisi-rosata, gallonata in oro e profilata in celeste ed assicurata all’arcione della sella, da cinghie in cuoio naturale nero (da notare, sul vertice posteriore, il fregio in oro rappresentante il corno da caccia). Che si sia nei primissimi mesi dell’Impero, ne è testimonianza proprio la sabrache, che infatti, sembra essere quella adottata sicuramente fino alla fine del 1804 (ed anche più tardi), quando le unità della ex “Guardia Consolare”, divennero “Guardia Imperiale”. Secondo diverse fonti, infatti, e nel nostro particolare caso, verso il 1808 il corno da caccia era stato sostituito dall’aquila imperiale ed, ancora più tardi, al gallone dorato si era aggiunto un ricamo (anch’esso dorato) a sinusoidi intrecciate, che davano l’effetto di piccoli anelli ovoidali consecutivi. Visibile anche un lembo del mantello verde, arrotolato ed avvolto, sotto la gualdrappa, attorno al pomo anteriore della sella, in questo caso davanti alle fonde della coppia di pistole d’ordinanza. Sullo sfondo, nella luce quasi irreale di un sole debole, che tenta di aprirsi qualche varco tra le nubi e la polvere, si vede un ordinato drappello di commilitoni del nostro, anch’essi in Grande Tenue de Service, che galoppa nella stessa direzione.

Olio su tela

Cm 30 x 24

Collezione dell’Autore

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