Una finestra aperta sulla «grande époque»

L’Empereur, en Habit a la Chasseur a Cheval de la Garde

L’Empereur, en Habit a la Chasseur a Cheval de la Garde - 1809

L’Empereur, en Habit a la Chasseur a Cheval de la Garde – 1809

Stefano Manni (dell’Isola di Torre Maìna)

L’Empereur, en Habit a la Chasseur a Cheval de la Garde – 1809

olio su tela, cm. 30 x 24

Omaggio a Paul Delaroche , Lucien Rousselot e Jean Baptiste Edouard Detaille.

Anche questa mia piccola tela è dedicata all’Imperatore, raffigurato ancora a mezzo-busto, e sempre liberamente ispirata al lavoro di Delaroche. Storicamente potremmo collocarci intorno all’estate del 1809, segnatamente nei primi giorni del luglio di quell’anno, ad una manciata di ore, si può dire, dalla Battaglia di Wagram.

Sono, dunque, trascorsi quasi 3 anni dalla “Campagna d’Inverno” (1806 – 1807, nel corso delle cui vicende ho immaginato di collocare il precedente ritratto di Napoleone) e, pur risultando chiaro trattarsi della stessa persona, nella stessa postura e con il medesimo sguardo, tuttavia forse si nota un che, quasi impercettibile, di diverso nell’espressione…dovuto alle vicende storico-politico-militari e, forse, all’intima consapevolezza che i piani elaborati e le decisioni prese risulteranno, alfine, vincenti.

L’Imperatore è in campagna, nell’alloggio contadino all’uopo requisito ed adibito a stanza-studio (lo sfondo dovrebbe, infatti, far pensare alla vuota e sommariamente intonacata parete di un fabbricato rurale, che il tempo, i fumi e gli afrori tipici hanno scurito mentre l’elegante poltroncina in legno dorato e velluto del precedente mio lavoro, ha lasciato il posto ad una assai più rustica seggiola, il cui schienale a doghe si indovina sulla destra, “nella dissolvenza del tratto di pennello”) attorno al quale, come d’uso si sarà certo accampato un distaccamento dei “Grenadiers a Pied de la Garde”.

Il Nostro indossa “l’habit a la chasseur a cheval” (una delle due sue tenute preferite e, in particolare, quella portata con maggiore frequenza in campagna), verde medio, a falde allungate, con colletto e paramani scarlatti e risvolti al petto (che proseguono verso il basso, evolvendo nei risvolti alle falde con vertici riuniti e guarniti, all’estremità inferiore, da un piccolo fregio rappresentante il corno da caccia dorato, spesso sottopannato in scarlatto) filettati nello stesso colore, su cui già è stata applicata la “Legion d’Honneur” (nella sua forma più sobria, con un semplice nastrino scarlatto sprovvisto di “rosetta”).

Sua Maestà Imperiale si sta, probabilmente, preparando ad un’uscita o ad ispezionare i bivacchi degli uomini (come fece la sera prima di Austerlitz, nella quale occasione, essendo l’anniversario dell’Incoronazione, l’intero campo francese si produsse in un’improvvisata, suggestiva, struggente fiaccolata), o per una delle attività esterne cui egli attribuiva grandissima importanza: la ricognizione.

Anche in questa mia tela che, come la precedente, pur liberamente, ma si ispira a quella notissima di Delaroche, complice ancora una volta la luce, viene messo in evidenza il pressoché costante pallore del volto del più grande tra i nati di Corsica.

Il Primo Valletto di Camera (incarico che dal 1811 sarà onorevolmente e fedelissimamente disimpegnato dal buon Louis-Joseph-Narcisse Marchand, Parigi, 28 marzo 1791 – Trouville 19 giugno 1876, che sarà anche suo esecutore testamentario) starà certamente lustrando le altre due decorazioni che, normalmente, ornavano l’importante petto, l’Ordine della Corona di Ferro e la placca in argento, abbondantemente istoriata e cesellata, di Gran Maestro dell’Ordine della Legion d’Onore che, di lì a qualche minuto, verranno regolarmente appuntate.

***

Anche se non è improbabile che l’Imperatore si sia fatto confezionare un habit con i bottoni tipici della Guardia, tuttavia non va dimenticato che la bottoneria d’ordinanza di questo effetto, prevedeva bottoni semisferici in rame-ottone dorati.

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