Volòira
Stefano Manni (dell’Isola di Torre Maìna)
Volòira
Pezzo da 75/27 mod. 1906 modificato 1912 per “Batterie a Cavallo” con artiglieri in uniforme mod. 1887
Pastelli e Olio su carta spolvero, cm. 33 x 49 (collezione Yuri Tartari).
Ho eseguito questo lavoro a tecnica mista, con bozzetto a pastelli misti e prosieguo del lavoro ad olio, reinterpretando, dal punto di vista cromatico e paesaggistico, una bella fotografia scattata probabilmente durante il mio periodo di comando della prestigiosa compagine storica del Reggimento Artiglieria a Cavallo. Questo per un nuovo, affettuoso e nostalgico omaggio agli artiglieri criniti che ebbi alle dipendenze in anni intensi e bellissimi, nelle “Volòire”.
Nel lunghissimo periodo in cui ho avuto l’onore di servire la Patria in Armi nelle “Batterie a Cavallo”, ricoprendo svariati incarichi di comando e di staff, tra il 1990 e il 1993, nel grado di capitano, ho avuto l’ulteriore privilegio di comandare la Batteria a Cavallo, vero e splendido anello di congiunzione tra le fulgide glorie del tempo antico e l’immancabile, brillante avvenire del Reggimento Artiglieria a Cavallo.
I militari raffigurati, indossano l’uniforme di servizio con giubba blu scuro (con colletto, spalline e paramani sottilmente filettati in giallo) e pantaloni del medesimo colore (con sottile filettatura laterale esterna gialla e dotati di cinghietta sottoscarpa) senza pastrano con mantellina color azzurro antico, modello 1887, conforme ai regolamenti datati 12 novembre 1874.
I caratteristici Kepì, con lunga criniera nera (bianca per i trombettieri), non recano, lungo il bordo superiore, alcun il distintivo di grado in tessuto scarlatto, ad indicare lo status di artiglieri semplici.
Il graduato capo-pezzo, normalmente procede diversi metri avanti la prima pariglia del treno (detta pariglia di volata) e, quindi, lo si intuisce fuori immagine, verso l’osservatore.
Le vistose criniere che fuoriescono dalle tulippe in ottone (a loro volta inserite nelle nappine in corta e spessa lana scarlatta con pulce nera), sono fissate al bordo destro del copricapo speciale, tramite un cordino o elastico a bassa visibilità.
I fregi in metallo dorato (ma talvolta anche ricamati), applicati sopra la coccarda tricolore, rappresentano una panoplia di cannoni e sciabole incrociate con granata fiammeggiante.
Le bandoliere giallo-arancio, cui sono fissate giberne in cuoio nero, recano fregi in rame-ottone di cannoni incrociati e granata fiammeggiante distanziati, ma raccordati da due piccolissime e sottili catenelle nello stesso materiale.
Le mostreggiature al colletto, in panno nero profilate in giallo con stelletta bianca, sono tipiche dell’Arma di Artiglieria.
Le sciabole in dotazione (non visibili per questioni prospettiche, in quanto sistemate in apposito alloggiamento nel quartiere posteriore sinistro della sella) sono del modello 1833, per artiglieria a cavallo, a lama ricurva e con elsa a staffa.
Il pezzo al traino, è l’obice da 75/27 modello 1906 modificato 1912 per artiglieria a cavallo, provvisto di avantreno con cassone ruotato porta munizioni e materiali per il servizio e la piccola manutenzione di campagna.
Le pariglie di traino del pezzo (connesse tra loro ed al materiale trainato attraverso un sistema di “tirelle”), così come i cavalli singoli dei serventi e del capo-pezzo, tendono ad avere, per ogni singolo treno, colori del manto simili (sauro, morello, baio), nel nostro caso, il traino in primo piano è composto da cavalcature saure, con liste o stelle bianche sui musi, di varia dimensione ed estensione, e balzane alle gambe, mentre quello sullo sfondo (nell’evanescenza della polvere), sembra composto da cavalli dal manto baio scuro ; i musicanti, di preferenza e in armonia con un’antica usanza pare europea, e di certo francese, montano cavalli “grigi”.
L’ha ripubblicato su Caricat! Voloire!e ha commentato:
Oggi, 30 maggio, anniversario delle epiche gesta quarantottesche che scagliarono le Batterie a Cavallo – in hostem celerrime volant – nella gloria leggendaria dell’Epopea risorgimentale, il Colonnello Stefano Manni (dell’Isola di Torre Maìna) ci regala questo ennesimo capolavoro.
30 Maggio 2020 alle 19:31