Una finestra aperta sulla «grande époque»

Le General Colbert et sa pipe

Le General Colbert et sa pipe
Le General Colbert et sa pipe

Stefano Manni (dell’Isola di Torre Maìna)

Le General Colbert et sa pipe

Ritratto presumibile del Generale Pierre David Edouard de Colbert Chabanais, (Parigi 18 ottobre 1774 – 28 dicembre 1853).

Olio su tela, cm. 30 x 20, collezione dell’autore.

Omaggio a Jean Baptiste Edouard Detaille.

Questo lavoro è dedicato alla figura del Generale Colbert (ricavandone le presumibili sembianze dalle più popolari immagini che si hanno di questo personaggio particolare, tra gli uomini di spicco che servirono l’Imperatore), ritraendolo con le insegne del grado di generale di divisione, sull’uniforme del reparto alla cui testa compì le sue più memorabili imprese: i Lancieri Olandesi (Lancieri Rossi) della Guardia Imperiale.

Per la postura del soggetto, mi sono ispirato ad una delle splendide tele del grandissimo Maestro Jean Baptiste Edouard Detaille, ritraente proprio un ufficiale dei Lancieri Rossi.

Nato a Parigi il 18 ottobre 1774, discendente di una nobile famiglia del ramo Colbert (era figlio di un conte, ricco possidente terriero), Pierre David Edouard non tardò a seguire l’antica tradizione di famiglia, arruolandosi nell’esercito, ancorché allora si trattasse dell’esercito della Francia rivoluzionaria.

Il suo sospettoso e diffidente atteggiamento verso i princìpi e i dettami della rivoluzione, non gli impedì di onorare i suoi impegni di Soldato nel corso delle campagne del 1793, nel “Battaglione Guglielmo Tell”.

Poco dopo, fu assegnato all’11° Reggimento Ussari nei cui ranghi, nel settembre di quello stesso anno 1793, fu promosso “marechal des logis” e, il mese dopo, sottotenente.

Con quest’ultimo grado, e lo “status” di ufficiale, servì poi nelle fila del glorioso e celebre 7° Ussari, che lasciò per assumere importanti incarichi logistici, a garanzia dell’efficacia delle linee di rifornimento francesi per la Campagna d’Egitto.

In quel periodo, il futuro Imperatore Napoleone I (allora brillante generale trentenne) lo prese, come suol dirsi, “sotto la propria ala protettrice” osservandone, con compiaciuto interesse, l’operato.

Dopo la proclamazione del Primo Impero, servì, col grado di capitano, nel 3° Dragoni (cavalleria media o di linea) e ricoprì anche gli incarichi di Aiutante di Campo di Dumas, comandante dei Mamelucchi e Aiutante di Campo di Junot.

Lasciato Junot nel 1805, divenne Aiutante di Campo del Maresciallo Berthier.

Servì con onore ad Austerlitz e si distinse a Jena e Pultusk e, nel 1807, fu promosso colonnello e messo al comando del suo vecchio e mai dimenticato 7° Ussari che, in quel periodo, era probabilmente la punta di diamante della brigata agli ordini del Generale Antoine Charles Louis Lasalle, la quale, per l’impeto e l’animosità che distingueva i suoi effettivi, veniva chiamata “la Brigata Infernale”.

Dessin-etude preparatoire
Dessin-etude preparatoire

Gareggiare in “romantico ardore” con un uomo come il Generale Lasalle, non era certo cosa da tutti ma, evidentemente, il valoroso Colbert acquisì tali crediti, anche presso l’Imperatore, che questi lo nominò, nel 1808, Cavaliere della Legion d’Onore e, nel 1809, Barone di Chabanais e dell’Impero.

Il 9 marzo 1809, ottenne anche la promozione al grado di generale di brigata e fu messo alle dipendenze di Oudinot.

Rifulse alla Battaglia di Raab, caricando e sbaragliando svariati squadroni di cavalleria nemica, riuscendo anche a portare validissimo aiuto al 9° Ussari, che gli austriaci erano sul punto di travolgere.

Anche a Wagram la stella di Colbert brillò ed era prevedibile che una tale tempra d’uomo, finisse per essere assegnato alla Guardia Imperiale, nei cui ranghi giunse nel 1811, per assumere il comando della nutrita formazione dei “Lancieri Olandesi della Guardia Imperiale” (meglio conosciuti come “i Lancieri Rossi” o, più colloquialmente presso le truppe, come “i gamberi”, per via del rosso acceso della loro sgargiante uniforme che, con la differenza delle sole cromie, dal punto di vista della foggia, era pressoché identica a quella dei Lancieri Polacchi della Guardia).

Il coraggio, l’ardore, l’animo e il cuore del Colbert, “vestito da gambero”, si imposero alla corale ammirazione nel corso della sfortunata Campagna di Russia, dove lui e i suoi lancieri, commossero coprendo la tragica ritirata dei resti di quella che era stata “la Grande Armata”.

Rientrato dalle gelide steppe russe, ebbe forse solo il tempo di “darsi una ripulita”, che già lo troviamo in Germania (Sassonia), a Bautzen (Guerra della Sesta Coalizione anti-francese) dove, tra il 20 e il 21 maggio 1813, sbaragliò e mise in rotta le formazioni russe parateglisi innanzi.

Il 25 novembre di quell’anno, nel corso della ritirata francese attraverso la Germania, fu meritatamente promosso al grado di generale di divisione.

Combattè con grande coraggio anche a Montmirail, Champaubert e Nangis e, quando l’Imperatore, a seguito della sua prima abdicazione, si recò all’Isola d’Elba, Colbert, come diversi altri, si mise al servizio del restaurato Re Borbone, che lo gratificò con la nomina a Cavaliere di Saint Louis ed il comando dei Lancieri della Guardia Reale.

Al rientro dell’Imperatore dal breve esilio elbano, il nostro tentennò fino al 23 marzo 1815 poi, fattosi animo, andò alle Tuileries.

Quando fu al cospetto dell’Imperatore, questi gli disse, con una punta di freddezza: “Generale Colbert, sono tre giorni che vi aspetto”, al che Colbert replicò: “Sire, io Vi aspetto da circa un anno” …e, di lì a poco, i Lancieri Rossi erano di nuovo pronti a ricevere i suoi ordini.

Si batté con coraggio nella Campagna del Belgio (subendo una seria ferita al braccio sinistro) e una vasta iconografia ce lo mostra caricare a cavallo i quadrati britannici, col braccio sinistro al collo.

Sopravvissuto all’inferno di Waterloo, mentre l’Imperatore prendeva la via del suo secondo e ultimo esilio, Colbert fece rientro nella quiete domestica accompagnato dal risentimento del Re Borbone (nuovamente riassiso sul Trono di Francia), per la lealtà dimostrata al “Grande Còrso”.

Il clima, intorno a lui, peggiorò rapidamente e, nel 1816, fu tratto in arresto senza accuse precise, incarcerato nella prigione di l’Abbaye e, dopo circa due mesi di detenzione, fu rilasciato ed esiliato.

Fu richiamato in Patria nel 1817, pur se lasciato senza incarichi per circa un decennio.

Naturalmente le vicende umane e professionali vissute, avevano un po’ appannato lo sfavillio dell’astro che Colbert era stato nel corso delle campagne napoleoniche, e gli fu affidato l’Ispettorato Generale dell’Arma di Cavalleria.

Al termine della rivoluzione del luglio 1830, ebbe l’ingrato compito di coordinare le operazioni di scioglimento degli otto reggimenti dell’ex Guardia Reale.

Nel 1834, divenne aiutante di Campo del Duca di Nemours, accompagnandolo in Africa.

Colbert si trovava in piedi accanto al Re Luigi Filippo I quando, il 28 luglio 1835, il rivoluzionario Giuseppe Marco Fieschi tentò di assassinare il monarca sparandogli e fu uno dei numerosi feriti dall’arma del Fieschi.

Nel 1838 fu nominato Pari di Francia e, l’anno dopo, Cavaliere di Gran Croce della Legion d’Onore.

Si spense, a Parigi, il 28 dicembre 1853.

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