Una finestra aperta sulla «grande époque»

Le Bayard de la Grande Armée

Le Bayard de la Grande Armée
Le Bayard de la Grande Armée

Stefano Manni (dell’Isola di Torre Maìna):Le Bayard de la Grande Armée” – Portrait du Marechal Jean Baptiste Bessieres (Prayssac 6 aout 1768 – Weisenfels 1er mai 1813), huile sur toile, cm. 30 x 24, collection de l’auteur.

Stefano Manni (dell’Isola di Torre Maìna): “Il Baiardo della Grande Armata” – Ritratto del Maresciallo Jean Baptiste Bessieres  (Prayssac 6 agosto 1768 – Weisenfels 1 maggio 1813), olio su tela, cm. 30 x 24, collezione dell’autore.

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Ho dipinto questa piccola tela, dedicata alla figura del Maresciallo Jean Baptiste Bessieres, ricavandone le particolari sembianze dalle più popolari immagini che si hanno di questo personaggio singolare che, come il collega (e suo antagonista) Lannes, ebbe il privilegio di intrattenere rapporti di considerevole intimità con l’Imperatore Napoleone I.

Per quanto consenta il formato del lavoro (un mezzobusto) e le assai contenute dimensioni della tela, l’ho raffigurato con le insegne e gli effetti del rango di Maresciallo dell’Impero (pesanti spalline in canutiglia dorata, fascia trasversale in raso scarlatto chiaro e gran bicorno guarnito da passamaneria, coccarda e piumaggio bianco) sulla sua curata uniforme; l’ “Habit Veste” dei Cacciatori a Cavallo della Guardia Imperiale (corredato delle caratteristiche cordelline, trecce e pendagli, nel suo caso dorati).

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Jean Baptiste Bessieres vide la luce nel villaggio di Prayssac il 6 agosto 1768; suo padre era un agiato tonsore-cerusico e la madre era erede di un notaio del posto.

Dal momento che la famiglia poteva garantirgli una educazione ed una formazione di livello, quando raggiunse i 14 anni, fu inviato a completare i corsi di istruzione secondaria presso il Collegio Reale di Cahors.

Brillante, intelligente e volenteroso, fu senza dubbio uno studente modello che, nelle intenzioni sue, come della famiglia, sarebbe stato in seguito avviato ad una promettente carriera di chirurgo.

Tutto faceva presumere che così sarebbe effettivamente andata, se non che, proprio in quegli anni di successi studenteschi, il ragazzo strinse una salda amicizia con un personaggio che, con ogni probabilità, ebbe un ruolo decisamente importante nel cambio dei suoi programmi di vita e carriera: tale Gioacchino Murat.

Sopraggiunte difficoltà economiche della famiglia, certamente conseguenti alla grave crisi e alla carestia che attanagliavano in quel periodo la Francia, e segnatamente la regione di provenienza di Jean Baptiste, lo costrinsero a lasciare il collegio e a far ritorno a casa.

In questa congiuntura, non sorprende più di tanto che un giovane di condizione agiata, che si trova poi a sperimentare le restrizioni e le privazioni dell’indigenza, salutasse con adolescenziale entusiasmo lo scoppio della rivoluzione…e questo fece Jean Baptiste che, assieme all’amico Murat, si arruolò nella locale Guardia Nazionale ed entrambi furono poi scelti quali rappresentanti del loro distretto, nella nuova Guardia Costituzionale.

Le Bayard de la Grande Armée, schizzo preparatorio
Le Bayard de la Grande Armée, schizzo preparatorio

Quando nel 1792, con l’arresto e la carcerazione della Famiglia Reale e la convocazione della Convenzione, la rivoluzione prese una piega decisamente radicale ed estremista, Jean Baptiste, cominciò ad accusare quelli che oggi, in politica, vanno sotto il nome di “mali di pancia”.

Educato nella tipica mentalità dei notabili di provincia, convinto assertore di Valori Tradizionali e sorretto da una saldissima e partecipata Fede Cattolica-Apostolica-Romana, tutto faceva di lui un granitico conservatore, lontanissimo, dunque, dalla deriva brutale e sanguinaria che aveva preso la rivoluzione.

E’ certamente per questi motivi che perseverò, anche come eloquente segno esteriore e per tutta la sua vita, nella pratica di portare i capelli incipriati (alla maniera degli Aristocratici del Vecchio Regime) anche quando usanze e moda non lo prevedevano più.

Allo scioglimento della Guardia Costituzionale, il giovane Jean Baptiste rimase accanto a Re Luigi XVI e alla Famiglia Reale, prendendo parte alla difesa del Palazzo delle Tuileries, nella drammatica e cruciale giornata del 10 agosto 1792.

Dopo quei tragici fatti, che dovettero destare nel suo animo orrore e sgomento, riparò nel sud fin verso la fine dell’anno e, il 1° novembre 1792, si arruolò, in qualità di semplice cavalleggero, nella Legione dei Pirenei (il futuro 22° Cacciatori a Cavallo di Linea). Col 22° partecipò alle operazioni contro gli spagnoli e, in circa due anni, bruciò le tappe di una rapidissima carriera che lo portò a rivestire il grado di capitano già nel 1794.

Nell’estate dell’anno dopo (agosto 1795), il suo reparto fu assegnato all’Armata d’Italia, il che non tardò a rivelarsi circostanza estremamente favorevole per Bessieres, che si vide ben presto agli ordini diretti del giovane comandante còrso dell’Armata; il Generale Napoleone Buonaparte, tra i cui aiutanti di campo c’era, fortunata coincidenza, il suo vecchio amico Murat.

Il futuro Primo Console, e più tardi Imperatore dei Francesi, ebbe modo di apprezzare in più occasioni la perizia e il valore di Jean Baptiste in azione, tanto da designarlo quale comandante della sua personale guardia (istituita nel giugno del 1796), le “Guide dell’Armata d’Italia”.

Galoppando in testa alle sue Guide, Bessieres si distinse nella Prima Campagna d’Italia e, in particolare, ad Arcole e Napoleone si mostrò tanto soddisfatto del suo rendimento, da assegnargli l’onore di scortare, a Parigi, le bandiere nemiche catturate.

Disimpegnato questo prestigioso incarico, il nostro raggiunse di nuovo Napoleone in Italia, legandosi a Lui da profonda e solidissima amicizia e ricevendo la promozione al grado di colonnello.

Era del tutto naturale che, con simili credenziali, Napoleone lo volesse con se anche nella Campagna d’Egitto e, certamente, fu cosa buona.

Quando, infatti, per le spaventose condizioni climatiche e di vita in cui si trovarono le truppe francesi tra le roventi sabbie del deserto, cominciò a serpeggiare un palpabile malcontento e anche qualcosa di più che semplici mugugni contro il Generale Buonaparte, Bessieres si dimostrò abilissimo, efficace e strenuo difensore della credibilità di Napoleone che, quando si trattò di dover tornare rapidamente in Patria, nell’agosto del 1799, volle che anche Bessieres facesse parte dello sparuto gruppo di prescelti per rientrare con lui.

Nel colpo di stato del “18 brumaio”, che portò alla caduta del Direttorio e all’inizio del Consolato, Bessieres, frattanto promosso generale di brigata, diede tutto il sostegno possibile a Napoleone, venendone ricompensato con il vice comando della Guardia Consolare e la nomina a tutore dell’amatissimo figliastro di Buonaparte; il giovane Eugenio di Behauarnais.

Nel corso della Seconda Campagna d’Italia del 1800, Bessieres sguainò la sciabola alla testa della cavalleria della Guardia Consolare, mettendosi in particolare e fulgida luce nell’epica giornata di Marengo (14 giugno); il suo brillante contrattacco finale, (lanciato dopo che aveva assicurato l’ordinato ripiegamento dell’ala destra francese, agli ordini di Lannes), risolse in pratica la giornata a favore di Napoleone, che lo promosse generale di divisione.

Il prestigio, il carisma e l’ascendente di Bessieres, crescevano esponenzialmente sia presso Napoleone, che nei ranghi della Guardia, dove era pressoché venerato oltre che per i suoi trionfi, anche per le doti di grande umanità e onestà che sempre furono sua personale caratteristica.

Sono ormai di pubblico dominio, tra gli appassionati e gli storici del periodo, le ripicche e le gelosie tra gli uomini che più furono vicini alla gigantesca e carismatica figura di Napoleone Buonaparte…il primo comandante della Guardia, era stato il grande Jean Lannes che, già dai tempi della Campagna d’Egitto, viveva i tormenti di un’asperrima contesa, su gloria e onori, con l’amico di Bessieres, Gioacchino Murat.

Come se non bastasse, i due avrebbero certamente anche incrociato volentieri le lame per questioni di cuore; entrambi, infatti, aspiravano alla mano di Carolina Buonaparte, una delle sorelle di Napoleone.

In queste “beghe”, come è ovvio presumere, Bessieres usò la sua influenza a vantaggio di Murat, ma non era solo l’amicizia con l’ardente e vanesio Gioacchino, che spingeva Bessieres ad avversare Lannes…quest’ultimo, infatti, gli aveva pubblicamente mosso l’accusa di non avergli fornito l’adeguato supporto sul Campo di Marengo.

Quando Bessieres, succeduto a Lannes nel comando della Guardia, venne a conoscenza del fatto che il suo predecessore era andato, nel 1801, molto oltre con le spese del reparto, rispetto all’assegnazione fondi per quell’anno, ne informò subito Murat che, naturalmente, si affrettò a riferire direttamente a Napoleone.

Il Primo Console si infuriò e, se non fosse stato per l’immenso affetto e l’amicizia che lo legavano anche a Lannes (che fino a quel momento era funambolicamente riuscito ad evitare che la cosa si sapesse “in alto loco”), questi sarebbe certamente incorso in conseguenze molto più gravi che non il fare i bagagli ed essere inviato in “diplomatico esilio”, quale ambasciatore in Portogallo.

Il fatto che il collega Augereau offrisse poi a Lannes il denaro per appianare il suo debito, sembra provare che, tra questi eroici giganti, che però si contendevano come bambini un complimento o un benevolo sguardo di Napoleone, ci furono anche episodi di commuovente cameratismo e condivisione.

Nel frattempo, Murat impalmò Carolina Buonaparte e Bessieres ottenne il grado di Colonnello Generale della Cavalleria della Guardia.

Jean Baptiste Bessieres era, a questo punto, figura di primo piano nel seguito di Napoleone, che lo fece senz’altro inserire nella lista dei primi 18 generali meritevoli di essere elevati al ricostituito rango di Maresciallo, il 19 maggio 1804.

Alcuni sostengono che, all’ascesa di Bessieres, abbia notevolmente contribuito anche la sua giovane e incantevole sposa.

Nel 1801 infatti, Jean Baptiste si era unito in matrimonio con Adèle Lapeyrière la quale, con la sua grazia e la sua discrezione, si accattivò le simpatie di Giuseppina e di Napoleone, con tutti i vantaggi che, da ciò, poteva trarre il marito.

Bessieres esordì, nella sua nuova veste di Maresciallo dell’Impero condottiero sul Campo, come Comandante della Guardia Imperiale nel 1805, tuttavia le sue occasioni di distinguersi non furono tante, dal momento che l’Imperatore si mostrò sempre estremamente riottoso all’impiego della Guardia, che preferiva tenere in riserva come massa di manovra risolutrice nei momenti di autentica crisi.

Nella gloriosa giornata di Austerlitz, ad esempio, alla Guardia venne ordinato di marciare solo nell’ultima fase dei combattimenti, anche se Bessieres ebbe modo di farsi notare per la risolutezza e l’efficacia con cui impedì ai coalizzati di riprendere possesso delle Alture del Pratzen (posizione chiave che era stata loro ceduta volontariamente dall’Imperatore, all’inizio della battaglia), travolgendo tra l’altro, con una fragorosa carica, la Guardia Imperiale Russa.

Il 13 dicembre del 1806 (Campagna d’Inverno 1806 – 1807) gli fu assegnato il comando del 2° Corpo di Cavalleria di Riserva e, pur avendo impegnato vittoriosamente i russi a Bietzun, il 21 dicembre, non riuscì poi ad impedir loro di sfilarsi e sottrarsi all’accerchiamento.

Napoleone non fu per niente contento della cosa e, richiamato Bessieres, lo rimosse dal suo recente comando, riassegnandogli quello della Guardia.

Il suo riscatto avvenne in occasione della terribile Battaglia di Eylau (8 febbraio 1807), quando la situazione, molto vicina al completo disastro, che si era venuta a creare, costrinse l’Imperatore all’impiego della Guardia.

Jean Baptiste lanciò i suoi uomini sulla scia della epica carica guidata, immediatamente prima, dal suo amico Murat, contro il centro dello schieramento russo (pressoché universalmente ritenuta la più grande carica di cavalleria della Storia; qualcosa come 10.800 sciabole), coprendo il ripiego degli squadroni murattiani con una serie di cariche supplementari e decisive.

A Friedland, invece, la Guardia rimase di nuovo inattiva.

Il fatto di essere a capo della Guardia, faceva di Bessieres un uomo molto invidiato in generale ma, da diversi colleghi Marescialli, guardato con aria di sospetto e diffidenza.

Quando poi l’Imperatore decise di averlo con se all’incontro di Tilsit con lo sconfitto Zar Alessandro, la cosa provocò all’escluso Lannes un vero travaso di bile…lui, venerato e carismatico comandante sul Campo, sempre in Prima Linea, si vedeva, in questa circostanza, preferire un camerata che, a suo dire, era sempre stato assi meno esposto di lui alla mitraglia nemica.

I livori dell’ “Orlando dell’Armata” (Lannes), non sortirono effetto alcuno; l’Imperatore continuò a dimostrarsi benevolo verso Bessieres, aumentando i suoi compensi ed affidandogli anche incarichi di protocollo.

Nel 1808, Napoleone, sempre più coinvolto nella spinosa “questione iberica”, avendo in animo di spodestare i Borboni dal trono di Spagna, decise di mettere agli ordini di Bessieres il “Corpo di Osservazione dei Pirenei Occidentali”, forte di circa 20.000 effettivi, che furono dislocati lungo la principale arteria di collegamento tra Madrid e la frontiera francese.

L’estremo diradamento del suo dispositivo, nonché la grande insurrezione spagnola di quell’anno, crearono non poche difficoltà al nostro…gli insorti, protetti e appoggiati dalla popolazione, spuntavano da ogni parte, conducendo imboscate e azioni di disturbo con la tecnica tipica del partigianato e, non di rado, si riunivano anche in vere e proprie formazioni.

Derogando dalla sua nota prudenza, e anche da un certo attendismo che in qualche occasione aveva palesato, il Maresciallo agì con decisione, rapidità e fermezza, organizzando spedizioni punitive, sconfiggendo i Castigliani a Cabezon e Torquemada e intrappolando gli Aragonesi a Saragozza, la loro capitale.

La successiva grande vittoria delle Aquile Imperiali a Medina de Rio Seco (14 luglio 1808), fu però una meteora…cinque giorni più tardi, infatti, il contingente francese fu battuto a Bailèn, fu frettolosamente evacuata Madrid e tutta la regione della Vecchia Castiglia e i francesi ripiegarono fino al fiume Ebro.

Facile immaginare quale fu l’impatto di tali notizie sull’umore dell’Imperatore; convocato la Stato Maggiore, impartì i necessari ordini e mosse personalmente per la Spagna alla testa di nuove e cospicue forze e, al suo arrivo, mise Bessieres al comando della cavalleria di riserva.

Per circa due mesi (novembre 1808 – gennaio 1809), egli ricoprì l’incarico anche se lui e i suoi furono pressoché sempre confinati ai margini delle azioni.

Per qualche altra manciata di giorni, fu anche governatore della Spagna del Nord ma, a marzo 1809, fece ritorno in Francia per prepararsi a nuove ostilità contro l’Austria.

Fu in azione a Eckmul (20 – 22 aprile 1809), ma senza particolari meriti… e vennero i due giorni di Aspern-Essling (21 -22 maggio 1809).

La cavalleria di Bessieres (che provvisoriamente era stato posto dall’Imperatore alle dipendenze dirette di Lannes) venne mandata a costituire una testa di ponte sulla riva nord del fiume Danubio, mentre i fanti del 4° Corpo, agli ordini di Massena e di Lannes (frattanto totalmente riabilitato e nominato anche Duca di Montebello), presidiavano saldamente i villaggi di Aspern ed Essling.

I tre colleghi francesi avevano da pochissimo terminato di attestarsi sulle rispettive posizioni, in attesa del grosso dell’esercito, allorquando subirono l’attacco di sorpresa dell’Arciduca Carlo, al comando di un contingente forte di circa 111.000 uomini.

Napoleone tentò in ogni modo di far giungere rinforzi sull’altra sponda del fiume, ma il ponte da utilizzarsi per la bisogna crollò e la situazione, per Lannes, Massena e Bessieres, non tardò a farsi disperata.

I cavalieri di Bessieres riuscirono a sfilarsi senza eccesivi danni, sfruttando il fatto che la spallata principale del nemico era sostenuta dalle forze di Lannes e di Massena.

Quando Lannes si avvide che la cavalleria di Bessieres era inoperosa, pensò che il “compare” di Murat stesse astenendosi volontariamente dall’agire per esporre lui e i suoi al massacro e, forse anche peggio, all’ira di Napoleone.

Lannes fece, perciò, giungere a Bessieres il perentorio ordine di caricare “senza indugio” (con un malcelato riferimento al fatto che egli stesse omettendo di compiere il proprio dovere).

Jean Baptiste eseguì immediatamente l’ordine e sbaragliò il nemico con una brillante carica ma, anche se nessuno dei suoi poté anche solo minimamente sospettarlo, era in cuor suo furioso con Lannes e, incontratolo quella stessa sera, il 21 maggio, lo affrontò pretendendo le sue scuse.

Lannes, invece, rincarò la dose accusandolo di essere un opportunista e un incompetente che aveva fatto carriera con la delazione e gli intrighi di palazzo.

Intervenne Massena che, postosi fisicamente fra i due, impedì che si arrivasse alle vie di fatto.

Fu poi una sorte malvagia a risolvere la dura contesa: Lannes, infatti, fu mortalmente ferito il giorno dopo e Bessieres ne vendicò la falciata grandezza con una serie di vittoriose cariche di cavalleria.

Affranto per la perdita di Lannes, l’Imperatore premiò comunque le azioni di Bessieres nominandolo Duca d’Istria.

Egli caricò brillantemente anche a Wagram (5 – 6 luglio 1809) dove, quando il suo cavallo fu ucciso sotto di lui, trascinandolo nella rovinosa caduta, fu creduto morto.

Si racconta che, alla notizia, molti vecchi e coriacei soldati della Guardia abbiano pianto, salvo poi riasciugare con gioia gli occhi, quando seppero che il loro comandante non era morto e che la caduta da cavallo, pur spettacolare, gli aveva procurato solo qualche lieve e risolvibile danno.

Trascorsero alcuni mesi di relativa inattività, comprensivi anche di un periodo di convalescenza, ma poi accadde qualcosa che lo allontanò, per qualche tempo, dall’Imperatore.

Nel novembre del 1809, Napoleone, per la ragion di stato legata alla mancata discendenza, decise di divorziare dall’Imperatrice Giuseppina (che, come detto, era in rapporti di grande amicizia con Adèle Lapeyriere-Bessieres).

Bessieres, da cattolico osservante, non fece mistero, anche con l’Imperatore, della sua totale disapprovazione allo scioglimento del legame matrimoniale, continuando a mantenere amicali contatti con la ripudiata ex Imperatrice.

Napoleone non prese affatto bene la cosa (rinfacciandogliela più volte, in seguito) e lo nominò governatore della città di Strasburgo, in modo che fosse costretto ad accogliere, con gli onori del caso, la nubenda principessa austriaca Maria Luisa, al suo ingresso entro i confini francesi, nel corso del suo viaggio verso Parigi.

Bessieres restò “a distanza” fino al 1811.

Intanto, la situazione in Spagna era di nuovo molto critica; la guerriglia si era fatta sempre più insidiosa e gli amministratori designati al governo delle province settentrionali, davano continue prove di non essere assolutamente all’altezza del compito.

Napoleone, pertanto, pensò di inviare qualcuno di esperienza che prendesse in mano le redini della delicata e imbarazzante situazione…e gli venne in mente Bessieres, al quale, l’8 gennaio 1811, affidò il comando di una nuova Armata del Nord.

Nell’intendimento dell’Imperatore, con quelle forze, il Maresciallo avrebbe dovuto controllare le vie di comunicazione, i reparti spagnoli stanziati in Galizia e debellare la guerriglia.

Considerata l’immane estensione del territorio da presidiare, Bessieres si rese ben presto conto che quanto gli veniva chiesto era davvero impossibile, inoltre, anche adottando una strategia offensiva e sconfiggendo la guerriglia, poi l’estensione del territorio da controllare sarebbe ulteriormente aumentata: no, decisamente la cosa non era pensabile né, tantomeno, fattibile.

Con la limpidezza e l’onestà morale e intellettuale che erano suo acclarato patrimonio, egli coraggiosamente disse all’Imperatore come stavano esattamente le cose, suggerendo l’evacuazione del Portogallo, dell’Estremadura e dell’Andalusia, per concentrare tutte le forze disponibili al nord.

Ovviamente l’Imperatore non poteva accogliere favorevolmente simili consigli e inviò altre truppe nella Penisola.

Le cose, però, continuarono a non andare bene per le Aquile Imperiali e, a marzo, l’Armata del Portogallo, comandata da Massena, battuta, dovette ritirarsi entro il territorio controllato da Bessieres.

Massena chiese al collega ogni possibile aiuto economico e militare per ribaltare l’avversa situazione, ma le congiunture in cui si trovava Bessieres, non gli consentivano certo di essere munifico, pur se per favorire un camerata in grave necessità e che “alloggiava” presso di lui.

Dopo lunghi tentennamenti, tuttavia, si presentò a Massena con un piccolo contingente.

La cosa scatenò l’ira di Massena che, oltre a giudicare effettivamente irrilevanti i rinforzi elargiti, forse fece qualche volo pindarico di fantasia, ritenendo che Bessieres si fosse presentato fisicamente, alla testa dell’esiguo gruppo di armati, per carpirgli parte di quel residuo di gloria che, eventualmente, avrebbe potuto guadagnarsi.

In realtà, di gloria non ve ne fu per nessuno…i francesi furono duramente sconfitti a Fuentes de Onoro (3 – 5 maggio 1811) e Massena, come altri, si adoperò per farne ricadere la responsabilità su Bessieres.

Pur se probabilmente non ci fu manifesto dolo, tuttavia l’attendismo e il tentennare di Bessieres in quel periodo, non fu certo di aiuto ai fini di una campagna vittoriosa e, anche se in luglio riuscì a sconfiggere l’Armata Spagnola di Galizia, fu poi richiamato a Parigi sotto accusa per il disastro di Fuentes de Onoro.

L’Imperatore era molto risentito per la visione pessimistica della Guerra Peninsulare che Bessieres non gli aveva mai nascosto e, quando si trattò di prepararsi per la spedizione in Russia, invece di assegnargli il comando di un corpo d’armata, come sarebbe stato logico attendersi per il suo rango, lo pose alla guida di soli 6.000 cavalleggeri della Guardia Imperiale.

Dopo gli orrori della ritirata da Mosca, Bessieres fu ancora accanto al suo Imperatore, ma cadde preda di un forte stato di depressione che mutò in sconfortante pessimismo la sua antica prudenza.

Mentre Napoleone e i resti di quella meraviglia che fu la Grande Armata si preparavano ad affrontare le soverchianti forze dei coalizzati sul suolo tedesco, il 1° maggio 1813 Bessieres fu ucciso sul colpo, a Weisenfels, nei pressi di Lutzen, da una palla di cannone nemico mentre, a cavallo, si era spinto forse troppo avanti per ispezionare le linee avversarie.

Figura controversa e affascinante, tutti concordano nel sottolineare la nobiltà, la gentilezza, l’eleganza, la pietà e il coraggio di Bessieres.

Colto e raffinato, egli non fu, come alcuni suoi colleghi, un condottiero avido e brutale, tuttavia non fu neppure sempre uno “stinco di santo”; il suo porsi verso Lannes e Massena è, quantomeno, discutibile e in Spagna, nel reprimere le rivolte, non usò certo la mano leggera.

Anche la sua delicata e devota consorte ebbe modo di soffrire a causa sua, ancorchè di una “sofferenza postuma”; riordinando infatti gli effetti personali del marito, riavuti dopo la sua morte, Adèle trovò inconfutabili prove del fatto che lui l’aveva tradita con una giovane cantante d’opera parigina…tale Virginie.

Fu soldato coraggioso, abile organizzatore e fedele esecutore di ordini, sapeva reagire bene ad una situazione di oggettiva e improvvisa difficoltà ma, se lasciato ad agire di iniziativa, in più di una occasione si mostrò indeciso e dubbioso, nonostante ciò, L’Imperatore, dall’odioso scoglio di Sant’Elena, così lo ricorda rimpiangendo di non averne potuto disporre nei “Cento Giorni”: “Se avessi avuto Bessieres a Waterloo, la mia Guardia mi avrebbe dato la vittoria”.

Bibliografia:

  • David G. Chandler “I Marescialli di Napoleone” – Scheda su Bessieres a cura del Professor Charles Esdaile;
  • Collana “Soldatini dell’Epoca Napoleonica” – Osprey Publishing – Dispensa n. 56 “I Marescialli di Napoleone”.
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